KOKORO NO YOI

Preparare il proprio spirito

Saito Chobo

Nota del traduttore in italiano

Questa traduzione di Kokoro No Yoi di Saito Chobo è fatta a partire dal testo tradotto in inglese da Earl Hartman. Il testo in lingua inglese è stato gentilemente messo a disposizione della comunità del kyudo dal traduttore.

Stefano Costa

gennaio 2016

Nota del traduttore

Il seguente saggio, Kokoro No Yoi (Preparare il proprio spirito) fa parte della sezione introduttiva del trattato sulla Ogasawara Ryu, 2° volume della Gendai Kyudo Koza (Lezioni sul kyudo moderno), una serie di sette libri su vari aspetti del kyudo. E’ stato scritto da Saito Chobo, un esperto praticante della Ogasawara Ryu nonché rispettato storico del kyudo formatosi sotto Ogasawara Kiyoaki Sensei, il 29° caposcuola della Ogasawara Ryu, che ha raggiunto il livello itchoukyuu menkyo. Questo saggio è stato scritto nel 1968, due anni prima della morte di Saito Sensei nel 1970 all’età di 69 anni.

Questo breve saggio è notevole per la sua economia di stile, la sua chiarezza e la sua semplicità. Penso che sia interessante per due motivi principali: tocca alcuni aspetti fondamentali dello spirito del kyudo che, a mio avviso, sono di tale importanza che un vero apprezzamento del kyudo stesso è impossibile senza di essi; e lo fa con straordinaria franchezza e modestia. Viene dritto al punto e non trita parole. In esso, il vero spirito del kyudo è spiegato con una stupenda semplicità e penetra tagliente come la punta della freccia più affilata.

E’ interessante notare che in questo saggio Saito Sensei si riferisce in modo costante al tiro con l’arco come kyujutsu; infatti, la parola kyudo appare solo una volta. Inoltre spesso si riferisce al tiro con l’arco, in generale, semplicemente come yumi. Questo è del tutto coerente con l’utilizzo comune giapponese. Mentre il termine kyujutsu non viene oggi quasi più utilizzato, è stato in un passato non così lontano abbastanza comunemente usato per riferirsi al tiro con l’arco. L’uso che fa Saito Sensei del termine è anche significativo in quanto era un praticante molto esperto della più antica tradizione di tiro con l’arco esistente in Giappone; le sue opinioni sono quindi chiaramente radicate nella tradizione e non sono affatto fuori dal comune. Infatti, parte del motivo per cui ho voluto presentare questo saggio alla comunità del kyudo di lingua inglese, è che rispecchia fedelmente l’atteggiamento dei miei maestri e mostra che il vero spirito dell’arco è universale e non è limitato dalla semantica o confinato a una particolare scuola o tradizione.

Earl Hartman

Novembre 1997

KOKORO NO YOI (PREPARARE IL PROPRIO SPIRITO)

di Saito Chobo

Preparare il proprio spirito è importante. Ci sarà, alla fine, una grande differenza a seconda se si inizia la pratica per un capriccio o a seguito di una ferma decisione. Con ogni mezzo si dovrebbero tenere a mente i seguenti punti:

1. Scegliete il giusto insegnante

Ci sono vari possibili criteri nella scelta di un insegnante, ad esempio se è bravo o no ad insegnare, o se tratta bene o male le persone. Prima di tutto però occorre scegliere un insegnante che sia in possesso di un corretto shajutsu (tecnica di tiro) e del corretto spirito. Se commettete un errore in questa scelta, il risultato dei vostri lunghi anni di sforzi sarà che si finiranno i propri giorni come arciere rozzo e volgare.

2. Approcciate l’arco con umiltà

Finché ricevete delle istruzioni, è necessario che lasciate il vostro ego alle spalle e vi affidiate totalmente al vostro insegnante. Se non potete seguire il vostro insegnante dovreste, in modo rispettoso, prendere congedo da lui.

3. Non copiate gli altri

L’insegnamento del kyujutsu cambia a seconda delle caratteristiche fisiche e mentali dello studente. Correggere il vostro tiro sulla base di ciò che vedete in un altro è qualcosa che è possibile solo quando sarete diventati molto esperti. Copiare le altre persone distruggerà l’ordine di apprendimento e causerà il fallimento. La corretta formazione è un processo lento. La qualità del tiro con l’arco che imparerete copiando ciò che vedete in una parte del tiro di altri, non avrà più valore di una semplice copia.

4. Prestate attenzione ad ogni tiro

C’è un vecchio insegnamento che dice “Cento mani, una mano, una mano, cento mani”. (Una mano significa una coppia di frecce). Ciò significa che duecento tiri fatti con noncuranza sono inferiori a due tiri fatti con cura, e due tiri fatti con cura sono superiori a duecento tiri fatti con noncuranza.

Tra coloro che praticano, ci sono quelli che vogliono tirare con arroganza moltissime frecce e coloro che sono pigri e vogliono tirare il meno possibile. Nessuno dei due atteggiamenti è corretto; il modo migliore è quello di tirare, con attenzione e diligenza, più frecce possibile. Mi è stato detto dal mio maestro che “chi tira cento frecce al giorno non andrà né avanti né indietro”. Se volete diventare abili, dovreste tirare più di cento frecce ogni giorno, giorno dopo giorno.

Fare ciò con noncuranza è nocivo e inutile: è necessario mettercela tutta ed eseguire ogni tiro con ferma determinazione. Non si deve fare l’errore di pensare che tirare con attenzione significhi sperimentare a caso. Tirare è una competenza pratica. La frase: “La conoscenza segue l’azione” indica come il kyujutsu dovrebbe essere. È necessario praticare più e più volte come vi è stato insegnato. In questo processo, coglierete un certo segreto, trucco, o abilità (kotsu). Allora il vostro insegnante vi correggerà e vi spiegherà questo segreto. Questo è il modo attraverso il quale il kyujutsu deve essere imparato. Il mondo di oggi è diventato un luogo frenetico, quindi suppongo sia inevitabile per le persone cercare la spiegazione di qualcosa prima e solo in un secondo momento cercare di padroneggiarla: ma il più grande fastidio sono quelle persone la cui conoscenza precede l’azione, che sconsideratamente ascoltano o leggono frammenti di cose che i loro insegnanti non gli hanno insegnato.

5. Non montatevi la testa

Tra tutte le diverse arti marziali, non c’è arte dove sia così facile arrivare a montarsi la testa come nel kyujutsu. Se prendete due frecce, vi mettete di fronte al bersaglio, e lo colpite con entrambe, per quanto riguarda il colpire, questo è lo stesso per tutti, non importa quanto abile un arciere possa essere.

Ci sono sempre persone che, dopo aver praticato lo Yumi per un anno o due, pensano: “Il mio insegnante tira cento frecce e colpisce solo con settanta, ma io ho tirato cento frecce e ho colpito con ottanta. Ho superato il mio maestro”, o qualcosa del genere. Una persona forte diventerà presto in grado di tirare un arco più forte del suo maestro. Se l’arco è più forte di quello del suo maestro e lui colpisce il bersaglio più spesso, inizierà a diventare incredibilmente arrogante. Inizierà dicendo che “non c’è nessuno in questo dojo che mi può insegnare qualcosa”. Naturalmente, a questo livello, si trova nel periodo in cui non è consapevole delle proprie debolezze, perché la sua pratica è superficiale e immatura; più tardi passerà attraverso questa crisi e raggiungerà uno stato in cui potrà finalmente diventare chiara la coscienza della sua meschinità. Per alcune persone questo può durare dieci o quindici anni; poi ci sono quelli che non possono mai raggiungere lo stato in cui possono vedersi chiaramente. Coloro che sono afflitti da ciò sono veramente da compiangere; quando tutto è detto e fatto hanno speso tempo e denaro praticando lo yumi per orgoglio, per essere visti da altre persone, o al fine di ottenere i complimenti della gente ignorante che non valgono un centesimo.

Se, con uno spirito che riconosce che la Via è senza fine, continuate ad andare avanti e ancora avanti e raggiungete uno stato in cui potete vedere voi stessi, sarete pieni di stupore per quanto siete misere e pieni di difetti, e sentirete la necessità di correggere tutti questi difetti, non trascurando anche quelli minimi. E’ in questo momento che finalmente nasce la fiducia che viene dal mettersi di fronte al proprio vero sé. Anche se le persone presuntuose possono tirare di fronte ai più giovani con una spavalderia audace, una volta che sono contro qualcuno con cui non hanno alcuna possibilità di misurarsi, cominciano a tremare nei loro stivali, uno spettacolo pietoso.

Per una persona che conosce se stessa e ha vera fiducia, le persone che stanno guardando non hanno nulla a che fare con lui. Anche se nessuno sta guardando, lui tira con tutte le sue forze; e, indipendentemente da quante persone stiano guardando, non può tirare meglio di come fa sempre. Mostra solo il suo vero, naturale sé. Non cerca la lode ed è imperturbabile se viene denigrato. Penso che questa sia una buona lezione che il kyujutsu può insegnare. La Via è senza fine. Auspico vivamente che tu, lettore, andrai avanti con uno spirito umile.

6. Non perdete interesse

Non importa cosa succede, perdere interesse per la pratica è vietato. Ci sono molti modi nei quali questo può accadere: qualcuno perde interesse rapidamente, alcuni dopo aver praticato per un po’, e alcuni dopo essere progrediti fino a un livello molto elevato; ma tutti questi modi sono inaccettabili. E’ con l’atteggiamento conscio che si può forse ottenere qualche piccolo livello di abilità dopo dieci anni, che dovreste praticare senza risparmiarvi e con pazienza.

7. Praticate instancabilmente

E’ necessario praticare ogni giorno, anche se è solo per 30 minuti o un’ora. Non va bene praticare tutto il giorno la domenica e poi non tirare durante la settimana. Se semplicemente non potete andare al dojo, dovreste comunque praticare anche se solo facendo subiki (apertura dell’arco senza tirare la freccia). Un altro buon modo è quello di installare un makiwara a casa e praticare ogni giorno. La pratica al makiwara rischia di essere monotona, così ci sono persone che non la amano, ma è una cosa utile. Se tirate al bersaglio quando siete ancora un principiante correte il rischio di rovinare la vostra forma senza rendervene conto, ma il makiwara non ha questo inconveniente. Le persone sono inclini a voler tirare mentre scherzano con i loro amici, ma in una situazione come questa, oltre ovviamente a non fare progressi, quelli che non svilupperanno cattive abitudini saranno pochi. Se siete tra coloro che trovano noioso il maikwara, spero che abbiate pazienza e pratichiate con esso fino a quando diventerà interessante.

8. Fate del bersaglio il vostro unico fine

Tra coloro che praticano il kyudo, ci sono quelli che dicono che nello Yumi non è necessario colpire il bersaglio, oppure che tutto ciò che è necessario è che la forma sia buona; ci sono persino quelli che dicono che la forma non ha importanza, che lo spirito è la cosa più importante. E’ naturale che coloro che hanno uno spirito contorto saranno sempre fonte di problemi, qualunque cosa stiano facendo; e praticare lo Yumi con una cattiva forma non è cosa positiva. Tuttavia, avere una buona forma (tecnica di tiro) e non colpire il bersaglio è contro natura. Non lasciatevi fuorviare da sciocchezze. Se la forma del tiro è buona, la precisione sicuramente la seguirà. Non dimenticate che mancare il bersaglio significa che qualcosa non va.

Se si pratica lo yumi in modo diligente, si otterrà un qualche tipo di beneficio spirituale. Tuttavia, il kyujutsu è per sua natura un’attività fisica, quindi se si desidera impegnarsi nella formazione spirituale, si ottengono risultati più velocemente se si fa qualcosa di simile a zazen piuttosto che il tiro con l’arco.

Una volta mi fu detto da Kiyoaki Sensei (Ogasawara Kiyoaki, il 29° caposcuola della Ogasawara Ryu) che “più una persona tira con l’arco, peggiore diventa”. E probabile che ci siano molte persone che trovano questa affermazione strana, ma in un certo senso è sicuramente vera. Voglio che coloro che stanno iniziando lo Yumi prestino attenzione a questo punto. Questo è ciò che intendo quando dico “fate del bersaglio il vostro unico fine”. Non importa da quanti anni una persona stia tirando, se mira solo al bersaglio non vi è alcuna possibilità che diventi corrotta.

Tuttavia, quando una persona impara lo Yumi, all’inizio egli pratica con totale devozione nel colpire il bersaglio, ma ben presto se comincia a colpire il bersaglio andrà in giro per tornei nella speranza di vincere premi. Dopo aver fatto qualche ulteriore progresso, egli cercherà un grado e poi una licenza di insegnamento. Infine, punterà a una posizione nella comunità del tiro con l’arco, anche se deve spingere altre persone fuori strada, al fine di ottenerlo. In questo processo, ci sono poche persone che possono evitare di diventare corrotte.

Voglio che quelli di voi che stanno per iniziare a praticare lo Yumi evitino risolutamente di essere fuorviati da questa illusione. Nessuna delle cose come premi delle competizioni, ottenere un grado o una licenza di insegnamento faranno di una persona con un brutto tiro una con uno buono. Ancora di più, voglio che capiate bene che le posizioni d’onore non sono altro che guai e non hanno nulla a che fare con la pratica della Via.